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Google manda in pensione Helpouts

Anche Google ogni tanto è costretto a fare i conti con il fallimento di progetti poco fortunati. Come è successo stavolta per Helpouts, il servizio che era stato varato con il preciso fine di offrire piccole guide composte da istruzioni e lezioni ad opera di esperti su una serie molto varia di argomenti. Un servizio che si era appoggiato sulla chat Hangouts e lanciato nel novembre del 2013. Mai arrivato nel nostro paese, Helpouts cesserà la sua avventura il prossimo 20 di aprile, probabilmente senza eccessivi rimpianti. A motivare la fine del servizio è stato il suo blog, il quale ha ammesso che la comunità non è cresciuta al ritmo che ci si sarebbe aspettati e che con ogni probabilità avrebbe giustificato la sua convenienza. Resta da capire se è il servizio a non essere mai decollato realmente, per limiti propri o se il settore delle guide online sia ormai saturo e non permetta quindi  margini di sviluppo in grado di giustificare operazioni di un certo respiro, come quella profilata da Helpouts.

helpouts

In questo caso, la partecipazione al servizio era reso possibile da app che erano state sviluppate proprio al fine di accedere a Helpouts consentendo agli utenti di prenotare e partecipare a sessioni di video chat direttamente dal proprio dispositivo mobile. Il mancato decollo è presto diventato palpabile, andando incontro alla ormai consueta strategia di Big G, tendente a tagliare senza indugio i rami secchi. Una strategia brutale, che nel corso del tempo ha spinto l’azienda a mandare in pensione servizi come il microblog Buzz o il social network Google Wave. La prima a sperimentare questa strategia fu Google Answers, nel lontano 2006, il servizio che vedeva gli utenti offrire una ricompensa che poteva arrivare a duecento dollari a chi riusciva a rispondere in maniera corretta, articolata e, soprattutto esauriente alle domande poste. Dopo di allora è toccata di volta in volta alla chat animata in 3D Lively, a Page Creator, lo strumento che permetteva la creazione di siti web, a Dictionary, il vocabolario online, a Knol, che doveva combattere Wikipedia sul suo terreno, a iGoogle, ad Health e a Reader.

 

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