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Una ricerca tedesca accusa: “Wikipedia è sessista”

Una nuova campagna anti – discriminazione sul web. Ad essere presa di mira, questa volta, è l’enciclopedia più utilizzata su internet: Wikipedia che a detta dello studio, sarebbe sessista. A sollevare la questione è la ricercatrice  Claudia Wagner del Leibniz Institute for the Social Sciences di Colonia.  La ricerca, come spiega l’articolo pubblicato sul sito Arxiv, ha sottolineato, a seguito di un’analisi approfondita delle voci in sei diverse lingue, che nelle descrizioni riguardanti le donne le parole che fanno riferimento al genere, da “donna” a “femminile” e quelle che riguardano l’aspetto familiare, come “il divorzio” o i ”bambini” ricorrono molto più frequentemente che negli uomini.

Wikipedia

Questo tipo di discriminazione – spiega la ricercatrice –  è dovuta alla pratica, da parte dei vari redattori dell’enciclopedia online, di considerare il maschio come il genere “di default”, o in altre parole di assumere che un articolo sia su un uomo a meno che non sia specificato”. Ma non solo aspetti negativi quelli sottolineati dalla ricerca condotta dall’università tedesca, lo studio ha evidenziato anche segnali positivi riguardo l’aspetto della parità di genere tra uomo e donna con un netto miglioramento del ruolo femminile negli ultimi anni.

Troppi termini legati alla famiglia quindi secondo Claudia Wagner che ridurrebbero il ruolo della donna troppo alla figura di madre e moglie, a dispetto di un’evoluzione del ruolo della donna nella storia che, come spiega lo studio, è comunque rappresentato nell’enciclopedia. Confrontando le sei versioni di Wikipedia con altri tre database di persone popolari nella storia, ad esempio, è emerso che tutte le donne importanti sono comunque rappresentate. Non è la prima volta che la famosa enciclopedia viene accusata di “sessismo”. Era il 2011 quando una ricerca apposita aveva rilevato come solo il 13% di coloro che scrivevano i vari articoli, era donna; un vero e proprio polverone a seguito del quale la Wikimedia Foundation aveva preso il preciso impegno di portare la percentuale femminile al 25%, entro il 2015.

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