Internet

La guerra di Anonymous contro i siti jihadisti

Una vendetta sui generis quella messa in piedi da Anonymous che ha deciso di dare il via ad una lunga serie di attacchi ai siti che caldeggiano l’estremismo islamico. Una risposta ai numerosi attacchi in Francia quelli degli hacker che hanno deciso di non dare pace ai jihadisti che fanno proseliti sulla rete internet. A finire nel mirino dei pirati informatici è stato inizialmente kavkazer.com, un sito considerato molto vicino agli ambienti dei terroristi islamici. Gli attacchi messi in piedi da Anonymous si dividono in due categorie: quelli finalizzati a sovraccaricare il sito e quindi renderlo di fatto non visitabile oppure, quello più “raffinato” consistente nella sostituzione dei contenuti presenti nel portale.

anonymous

A decidere la linea da seguire sono gli utenti su uno specifico forum. Nella discussione gli utenti anno stilato anche una lista con tutti gli obbiettivi da colpire comprese alcune indicazioni su come agire. Nessuno può prendere iniziative senza una precisa richiesta. Un altro sito mandato fuori uso è www.profetensummah.com. I “veri” attacchi vengono comunque decisi e coordinati nelle stanze chat private, in cui è possibile accedere solo con account registrati, in modo che non si sappiano all’esterno le intenzioni del gruppo di hacker, per ovvi motivi.

Ma la sfida degli hacker ha visto anche punti a favore degli jihadisti che nei giorni scorsi, hanno colpito l’account Twitter dell’esercito americano pubblicando dei file sulla Corea del Nord e sulla Cina che a loro dire erano top secret, ma che successivamente si è scoperto essere materiale di geopolitica pubblicato da alcuni giornali americani. Quindi almeno per quanto riguarda il campo del web, gli hacker dell’Occidente si stanno dimostrando molto più efficaci di quelli dell’Isis. La vera guerra però, è nel “deep web”, quell’area della rete accessibile solo attraverso il software per la navigazione anonima, il circuito Tor, dove agiscono le organizzazioni legate allo Stato Islamico.

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