L’Unione Europea pone la lente di ingrandimento sul trattamento fiscale che il Lussemburgo ha riservato ad Amazon. La questione verte sul cosiddetto tax ruling cioè il trattamento fiscale anticipato che il paese ha offerto al colosso americano del web. Secondo i tecnici di Bruxelles questo provvedimento nei confronti della multinazionale costituirebbe un vero e proprio aiuto di stato ad un azienda, cosa ritenuta illegale dalla legislazione europea perché fortemente in contrasto con il mercato interno dell’Unione. Il provvedimento è stato reso noto in una lettera di 23 pagine che la Commissione ha inviato nel mese di ottobre del 2014, ma che ne sono stati resi noti i contenuti solo nella giornata di oggi.
Non è nuovo il Granducato a provvedimenti di questo calibro; a finire sotto inchiesta è stato infatti chiamato a rendere conto anche dei trattamenti fiscali che sono stati riservati a Fiat Finance and Trade, sempre per presunte irregolarità relative ad un possibile “trattamento di favore”. L’aiuto di stato alle aziende è considerato come illegale ed è un reato che spesso finisce nel mirino dell’Unione Europea. La stessa procedura è stata seguita per le inchieste aperte anche contro l’Olanda relative ad ipotetici “aiuti fiscali” nei confronti di Starbucks e per la Apple.
Sotto il tiro dell’antitrust europeo in particolare sono le pratiche di accordo fiscale preventivo tra l’amministrazione e le società multinazionali. Per ora la Commissione Europea non si è ancora espressa sulla vicenda e conta di farlo entro il mese di giugno di quest’anno. Nuove inchieste potrebbero aprirsi prossimamente nel Gran Ducato a seguito dello scandalo Luklieaks, un’inchiesta di un gruppo di giornali fra cui Guardian, Le Soir e Sdz che hanno svelato numerosi accordi segreti tra multinazionali e governo lussemburghese. Ben 28mila pagine che confermano quello che in fondo tutti sapevano: che il Lussemburgo fosse a pieno titolo un vero e proprio paradiso fiscale all’interno dell’Unione Europea.
